Poche ore fa, si è verificata una scossa sismica il cui epicentro sembra stanziarsi a non più di venti chilometri da dove mi trovo ancora in questo momento.
Ero su Facebook e stavo valutando se aderire o meno ad un evento cui ero stato invitato. Ad un certo punto il mio laptop ha iniziato ad "ondulare", così anche tutto ciò che mi circonda e ho esclamato: "Ca**o, il terremoto!!!".
Senza neanche pensarci, ho postato sul mio stato in Facebook e Twitter quello che era appena successo, ovvero:Non so perchè, mi è venuto spontaneo, come se avessi voluto condividere questo improvviso e sporadico evento anche con chi non si trovava con me in quell'istante.
Dopo poco, ho notato che non ero l'unico ad aver condiviso l'accaduto, ma molte altre persone hanno iniziato a postare messaggi, sulle medesime piattaforme, riguardante il loro stato d'animo e link a siti che pian piano hanno iniziato a fornire dati e informazioni aggiuntive su quello che era successo.
Bisogna anche considerare il fatto che sia accaduto di domenica sera e che se magari fosse successo la stessa mattina o a notte inoltrata, la ripercussione sulla rete di tale evento sarebbe stato forse quasi nullo.
Ho anche trovato il commento di una persona che si lamentava del fatto che tutti stessero continuando a postare riguardo al terremoto:
Non c'è che dire, è appena successo qualcosa, ma un qualcosa che va oltre al terremoto in sè e che si è manifestato sul nostro modo di interagire e comunicare.
Questo, rappresenta un caso "locale" di quello che per esempio a livello globale è accaduto il 24 fabbraio 2009 a molti dei fruitori di Gmail (la posta elettronica di casa Google). Per più di tre ore, il servizio è andato in black out e persone da tutto il mondo hanno condiviso il problema "postandolo" su Twitter (vedi articolo preso da ilSole24Ore).